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POLIS EP

by Resho

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1.
Punto primo non copiare, son cresciuto con il mito che la musica è se stessa solo quando è originale. Lo studio del passato, la sua riscoperta, l'emozione che si somma all'esperienza con la mente aperta. C’è chi si lamenta quando non ha risultato, all'esame più accurato è risultato che 'sta gente, incoerentemente, non ha mai sudato e adesso vuole il palco che mi sono conquistato. Credo nel darsi una mossa, nel darsi da fare per cambiare quel destino che ti stringe in una morsa e che la forza che possiedi si potenzi ogniqualvolta la tua testa si rialza e ti rimetti ancora in piedi. Credo alla politica e alla lotta politica, ché ognuno fa politica anche quando non la fa, disprezzo chi vi istiga ad odiare la politica: quella è la politica che toglie libertà. Scrivo di battaglie personali non tanto per cantare quanto per i miei ideali. Evoluzione e tecnica, progresso e conoscenza, canto per riequilibrare la coscienza degli umani. Sai l'antifascismo non è mai una vocazione, è la scelta necessaria per la libera espressione, la base insindacabile del vivere in comune e per capirlo basta solo la ragione col suo lume. I razzisti son fascisti e non dei babbi che han sbagliato, nel 2016 non puoi chiamar reato un flusso migratorio, un movimento di persone, quando nel secolo scorso anche tuo nonno si è spostato. Eppure sai al contempo credo anche al cambiamento, se non è come il vento, se è un processo lento, se lo studio ed il dialogo ti dan la cognizione della precarietà della tua stessa posizione. Credo che le fonti vadano verificate e che chiunque qualche volta può anche credere a stronzate. Ma a chi radicalmente ha fatto cambi di bandiera non credo a una parola, soprattutto se è in carriera. Scrivo di battaglie personali non tanto per cantare quanto per i miei ideali. Evoluzione e tecnica, progresso e conoscenza, canto per riequilibrare la coscienza degli umani.
2.
… e mi ritrovai a scrivere, incapace ormai di vivere, in un sottotetto sporco senza caldo né fuliggine. La muffa in questi angoli vede la solitudine di chi ha lasciato il proprio volto insieme a ogni abitudine. Logori questi abiti, tanto quanto sono stati candidi quegli animi. La vita è un domino e non contano le tessere piazzate, ma quanto in fretta cadono se urtate. Mi avevan detto non sarà tutta salita e poi... mantieni aperta almeno qualche via d'uscita ed io... pensavo che fossero chiacchiere d'invidia di chi ha tentato la mia stessa strada senza far fatica. Chi vive all'apice resterà al margine, chi vuole vincere mangerà lacrime, e il sale in bocca sarà quel ricordo sopra il volto ispido d'un ruvido ubriaco amato solo dall'inchiostro posato su queste pagine. L’ascesa e la caduta, tutti a bocca aperta, una vita dissoluta ed oggi parlan per vendetta. Voglion confessioni ed io gli do le confessioni: le confessioni di un artista di merda. Volevo fare lo scrittore, oggi sono un ubriacone. Volevo solo far l’amore con le parole. Per me era così semplice afferrare delle nuvole, mischiarle con la polvere, per comporne un’ode. All’inizio non credevo al mio talento naturale. Talento? Ma dai è naturale. Naturale mi son fatto corteggiare: ogni complimento riempie il cuore quando non ci si sa amare. Il successo decretato dalla stampa popolare, senza le obiezioni della critica ufficiale, scalando le classifiche, brindando con le ostriche, le classiche foto ricordo… e fatti immortalare. Ma quando ho perso l’anima non so, e per quanto io mi sforzi non credo ricorderò. Oggi ho solo un taccuino e non ho i soldi per comprare la legna di quel camino. L’ascesa e la caduta, tutti a bocca aperta, una vita dissoluta ed oggi parlan per vendetta. Voglion confessioni ed io gli do le confessioni: le confessioni di un artista di merda. Il tempo non rimargina, il tempo si dimentica, sedimenta le tue frustrazioni e le alimenta. Ma il vento che mi ha spinto per quegli anni trasformatosi in tormenta ed io, sognante, assaporavo brezze nel durante, immaginatomi viandante, anima errante, attendevo sempre l'alba a bocca aperta, incurante delle conseguenze delle mie assenze, le pretese, le richieste, impertinenze. Il mondo ai piedi, in piedi sopra il mondo, le vette, la vertigine, le ebrezze, le carezze di una notte ed ogni notte altre carezze, alla lunga tutte identiche anche se tutte diverse. E le bottiglie rotte contro il muro. E le mie nocche rotte su quel cranio così duro. Amore di una notte ora perdonami se puoi, ché nemmeno gli avvoltoi sulla mia testa ora mi portano al sicuro. L’ascesa e la caduta, tutti a bocca aperta, una vita dissoluta ed oggi parlan per vendetta. Voglion confessioni ed io gli do le confessioni: le confessioni di un artista di merda.
3.
Mi scusi la giuria per questa lunga digressione, ma vorrei mettere in luce piena questa situazione: non è facile capire cos’è la disperazione, se non si è vissuta la paura, la desolazione. Quando l’ho incontrata non mi ha detto neanche il nome, parlando di se stessa come fan le altre persone, ho pensato fosse un caso chiaro di dissociazione, ma ho capito in poco tempo che era un’autoprotezione. Voi la conoscete come moglie di un attore, sempre sorridente, nelle conferenze, ma io che la conosco da paziente son conscio che il sorriso sul tappeto rosso è fatto di apparenze. Non sempre noi possiamo essere ciò che vogliamo, non sempre noi possiamo esprimere quello che siamo, e se ci è stata tolta l’esistenza spesso non è una scelta quello che commettiamo. E ho letto con disgusto quei commenti sopra i social, epiteti violenti che trasudano ferocia. L’Italia con le pietre in mano e con l’odio in bocca: sempre pronta a lapidare fin quando poi non le tocca. Lei lo ha conosciuto durante un aperitivo, lui bello, intelligente, sorridente e creativo. L’amore così intenso durante il periodo estivo e un matrimonio celebrato in stile show televisivo. Il rapporto sì perfetto rimase solo d’estetica, se ne accorse presto in una notte di domenica, tornata a tarda ora dopo una bella cena lo trovò ubriaco assetato di furia cieca. Lui le disse chiaro qual era da lì il suo ruolo: la donna casalinga che aspetta a casa il suo uomo, che lui avrebbe saputo essere un marito buono, ma ogni errore che commise le prese allo stesso modo. Eppure per voi tutti lei era la sua regina, quel viso troppo bello, quel volto da copertina. Schiena, gambe e braccia, calci nella pancia, lui sempre così attento da non dargliene mai in faccia. E ho letto con disgusto quei commenti sopra i social, epiteti violenti che trasudano ferocia. L’Italia con le pietre in mano e con l’odio in bocca: sempre pronta a lapidare fin quando poi non le tocca. Lui era un narcisista e quella è una malattia, eppure è l’imputata che è venuta in terapia, è venuta di nascosto per riuscire ad alleviare il dolore di ferite impossibili da curare. Quel mattino nuvoloso lei si preparò con calma, voleva essere bella anche nel diventare salma, ché solo la bellezza ancora le apparteneva, restasse almeno quella dopo il taglio dell’arteria. Ma proprio quel mattino lui tornò, la vide, col coltello nelle mani e lo sguardo di chi decide. Urlò parole e insulti, che cosa avrebbero detto di una moglie che si uccide, del marito perfetto. Lei non ricorda altro, ma sappiatelo per certo che ha sfogato in ogni colpo la violenza che ha sofferto. Dovete condannarla, perché certo è un’assassina, ma almeno in quella cella avrà più libertà di prima. E ho letto con disgusto quei commenti sopra i social, epiteti violenti che trasudano ferocia. L’Italia con le pietre in mano e con l’odio in bocca: sempre pronta a lapidare fin quando poi non le tocca.
4.
Ho marciato nella steppa russa per il mio padrone, nel gelo della steppa russa scarpe di cartone, han rubato la mia vita per la causa, adesso è l'emicrania, la nausea, la morte nel tremore. Se avete ritrovato queste lettere insieme alla carcassa decomposta che è perita nell'incedere, vi prego ora di credere al racconto di uno sconosciuto che nella sua vita è sempre stato troppo debole. Non crediate all'eloquenza che ampollosa e supponente ha raccontato i pregi del patto d'acciaio. Non parlerà dei nostri sogni lucidi, di quando nella notte appoggio la mia canna fredda sopra il cranio. La guerra non è come te la immagini, le immagini mentali che ti formi con la voce della radio non raccontano che il suono del silenzio per noi è sempre e solo il suono del terrore nell'attesa di un mortaio. In patria vi staran dicendo quali sian le sorti, ma i numeri non bastano a capire cosa è in gioco. Perso nella neve io ho parlato con i morti e i russi e gli italiani parlano allo stesso modo. Ho marciato nella steppa russa per il mio padrone, nel gelo della steppa russa scarpe di cartone, han rubato la mia vita per la causa, adesso è l'emicrania, la nausea, la morte nel tremore. Cresciuto col moschetto e la divisa dei balilla, col valore della patria, di Dio e della famiglia, guadagnandomi il rispetto mentre stavo sull'attenti, sognando le medaglie al valore dei combattenti. Io che mi ero fatto corteggiare da retoriche di piazza e dalla stampa popolare, dallo sfarzo in pompa magna che era considerato la sola direzione per dare onore allo Stato. Io estasiato che fissavo l'imponenza architettonica, la propaganda eroica, l'estetica romana, non vedevo l'odio che, dentro il fascio littorio, radicale, radicava, bloccava e ci allontanava. Non ho avuto la saggezza per salvarmi, come i miei coetanei ero orgoglioso delle armi, far parte di un esercito ti fa sentir potente ed io ho creduto a tutto perché non credevo a niente. Ho marciato nella steppa russa per il mio padrone, nel gelo della steppa russa scarpe di cartone, han rubato la mia vita per la causa, adesso è l'emicrania, la nausea, la morte nel tremore. Avrei avuto tutti i mezzi per capirlo fin da quando da bambino vidi mio padre in lacrime quel dì dell'Aventino. Lo vidi per degli anni uscire quando l'ombra cala e con la palpebra calante tornar prima del mattino. Mio padre è clandestino, ha subito il mio disprezzo, ma in famiglia è solo lui che ha combattuto. Quel che disse nel partire lo capisco solo adesso: l'obbedienza non può essere un valore in assoluto. Son sempre stato onesto con quelli che ora detesto, persino se non capivo io servivo, se richiesto. Se avessi visto quello che vedo nel mio decesso, forse non avrei la colpa di mio padre e del suo arresto. Mia madre mi ha abbracciato quel dì che sono partito. Mia madre mi ha baciato quel dì che sono partito. Lacrime di madre che riesce ancora ad amare quel figlio cui l'ideale le ha tolto pure il marito.
5.
Vi osservo fin da quando è iniziata la civiltà: animali che si innalzano e cercano libertà. So ciò che non è scritto dentro ai vostri manuali, la violenza delle lotte ed i peccati originali. Siete nati fiacchi e grassi, lontani dai contrasti e avete il sangue sulle mani ogniqualvolta che schiacciate tasti. Parlate bene, da educati, fate i bravi, vi indignate per la rabbia e la rivolta dei precari. Non siete voi a pagare il prezzo dell'innovazione, temete chi desidera la vostra condizione. Son venuto da lontano con in testa la missione di mostrarvi l'altra faccia della vostra narrazione. La vostra dannazione è che fate omissione, ché ogni rivoluzione ha un prezzo che si impone; non serve raccontarvi che sia sangue e distruzione, perché in fondo lo sapete dalla scuola superiore. Vi sentite superiori nonostante tutto, vi sentite superiori a ciò che vien distrutto e nonostante la violenza della storia che portate, guardate la violenza e ancora ve ne lamentate. Vi osservo fin da quando è iniziata la civiltà: animali che si innalzano e cercano libertà. So ciò che non è scritto dentro ai vostri manuali, la violenza delle lotte ed i peccati originali. Vorrei ricordarvi: vendete armi e date più importanza ai capitali che alle persone. Vi siete inventati, giusto per giustificarvi, democrazia che è sempre pronta per l'esportazione. Campagne militari, conflitti mondiali, voler fermar la guerra con le bombe nucleari. Lo Stato Moderno è quello rivoluzionario: viene dalla ghigliottina e dagli scalpi degli indiani, materie prime d'altri con gli sbarchi coloniali, lavori senza un costo con la tratta degli schiavi. A queste decisioni voi vi dichiarate estranei, credendovi impotenti siete solo degli ignavi. Sì, perché non fare è la scelta di non fare, o solo stare al gioco di una regola ancestrale. Proviamo a ricordare, proviamo a ripensare com'è che è nata tutta questa storia occidentale. Vi osservo fin da quando è iniziata la civiltà: animali che si innalzano e cercano libertà. So ciò che non è scritto dentro ai vostri manuali, la violenza delle lotte ed i peccati originali. Le vostre religioni son terrene, in cerca di potere, di sudditi e terreni, non vogliono il bene, si accontentano dei beni e conquistano le anime con sogni ultraterreni. E il grasso che colava dentro al rogo delle streghe, in piazza a far vedere cosa accade a chi non crede. E prima le crociate, l'armata del Signore, la morte vien donata all'infedele peccatore. E così l'impero romano col suo sogno universale ha provato ad integrare la conquista militare. Ma per capir davvero dove inizia la violenza, dovete riguardare ancora il punto di partenza: la storia di una storia, il racconto di un racconto, quella narrazione su cui ancora fate conto, è quando la Giustizia è rimasta muta, in favore della Legge in un bicchiere di cicuta.
6.
Vorrei un nuovo illuminismo, e un nuovo modo di pregare Cristo, ma non intendo una nuova ragione o una nuova religione, perché il nuovo si è affermato nella storia come nuova imposizione. Vorrei una storia popolare, in cui il ricco si sporca le mani andando a lavorare e il povero ha capito l'importanza di studiare, perché è l'esperienza intera della specie che si basa su sudare ed imparare. Vorrei che fosse chiaro che c'è sempre un'altra scelta per chi ha in mano una pistola e ha l'ordine di sparare e che la gerarchia mantiene l'ordine, ma è l'ordine in se stesso a trascinare tutti i popoli nel male. Spesso confondiamo il male e il bene, così persi nel progresso, nel lusso, nell'eccesso, nel flusso informativo che veicola il processo che ci porta ad accettare di riflesso solo ciò che ci conviene. Siamo tasselli di un mosaico così ampio che può essere compreso solo se allarghiamo il campo, uscendo dalla ristrettezza della visuale che blocca l'individuo in un destino puramente personale. Riuscissimo a comprendere il cammino che ci lega, la forza che in potenza abbiamo su questo pianeta, riuscissimo a abitarlo, senza sfruttarlo, potremmo avere un'etica che porti a un'altra meta. Siamo una sola specie, non una specie sola, la specie che si è alzata in piedi e che persino vola, ma siamo anche la specie che ammaliata dal potere ha messo alle altre specie e ai propri simili catene. Un nuovo illuminismo dovrebbe oggi parlarci di come potremmo aprire gli occhi per vedere e, senza alcun sofismo, potrebbe raccontarci del futuro che potremmo avere camminando insieme.
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Free Download: www.resho.it/polis

POLIS EP
Brevi saggi sulla violenza metropolitana
a cura di Resho e Hakeem

credits

released January 29, 2017

Testi, voci e registrazione: Fabio Resho Resciniti
Strumentali: Giacomo Hakeem Canesi
Mix e master: Bassi Maestro @ Press Rewind Studios
Progetto grafico: Enrico Squassina

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